Aperta
da Paolo Da Pozzo e Giuseppe Ghedina nel luglio 2005, la Da Pozzo-Ghedina
è una Via impegnativa, mai banale. Forse rappresenta il punto di
incontro fra l' arrampicata in stile tradizionale (chiodi e protezioni
veloci) e quella moderna (soste e protezioni intermedie con spit). Gli
spit presenti non sono molti e ove possibile vanno integrati con friends
e nuts. La Via si sviluppa prevalentemente su placca, il percorso non
è sempre evidente; attenzione, a volte, sulle placche basta essere
spostati anche solo di mezzo metro e le difficoltà cambiano...
Se, si esclude il tiro di 6c, che per essere superato a vista richiede
un buon allenamento, l' arrampicata è elegante, mai faticosa.
La roccia, ad esclusione dell' ultimo tiro, è sempre solida. Su
due lunghezze i mughi danno fastidio: impediscono di intuire la posizione
della sosta successiva e aumentano notevolmente l' attrito della corda.
In complesso una bellissima Via sulla parete sud del Campanile Dimai a
Cortina, dove l' alpinismo ha fatto storia. |
Zanzara |
ripetizione di Amos e Laura
Via Da Pozzo - Ghedina
Campanile Dimai (2310m) - parete sud - dislivello 700m - sviluppo circa
730m - 16 tiri
difficoltà: 5°, 6°, 6°+, 6c o A0.
Accesso: Da Cortina si segue la strada statale in direzione
Dobbiaco. Lasciare l'auto nella zona di Fiames qualche centinaio di metri
prima del mobilificio Lacedelli.
Proseguire brevemente per stradina fino a intravedere il canalone che
termina proprio sotto il Campanile Dimai. Risalirlo interamente fino alla
sommità, ove possibile sul lato sinistro per sentiero. Dopo aver
risalito sulla sinistra un breve canalino di 1° o 2°, si trova
l' attacco sulla destra sotto un evidente tetto. Circa un' ora. (vedi
foto)
Materiale: Nelle soste e lungo i tiri si trovano spit
talvolta a notevole distanza. Portare una decina di rinvii, friends e
nuts medio piccoli per integrare le protezioni esistenti.
Note: Alla fine del canalino, sotto il tetto risalire
qualche metro a destra fino a intravedere i primi spit. Il dodicesimo
tiro è leggermente più lungo di 60m (bisogna fare un paio
di metri in conserva). Su due tiri la presenza di mughi nella parte finale
rende difficile individuare la sosta e aumenta notevolmente l'attrito
della corda. Da non sottovalutare gli ultimi due tiri di 4°+: il penultimo
tiro è difficilmente proteggibile (se non con chiodi) e lo spit
sotto il tettino è uscito dalla sede; l' ultimo tiro è sporco,
attenzione ai movimenti della corda che possono muovere sassi direttamente
sul compagno di cordata.
La relazione in pdf, che ho usato per la salita, è
scaricata dal sito Planet
Mountain, uno dei migliori siti di alpinismo in Italia.
Discesa: Dalla sommità per tracce di sentiero
in pochi minuti alla f.lla Pomagagnon sulla destra, quindi ancora a destra
lungo ripido canale ghiaioso fino alla base della parete.
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