Cervino |
Punta Savorgnana 2360 m, Gruppo del Cridola nodo di Tor: Via Normale di
Concina Ciro
Salita (Sud-Sud-Est). L’attacco della via normale
è nei pressi della Forca del Cridola, che si
può raggiungere
dal versante del Cadore passando per il bivacco Vaccari o dal versante
della
Val Tagliamento, dal rifugio Giaf o dal Passo della Mauria. La nostra
gita parte da quest’ultimo.
La salita finale, dalla Forca del Cridola non ha alcuna indicazione, ne
ometti in pietra (ne ho notato
solo uno) ne segni di alcun tipo.
Ci sono solo due tratti di arrampicata entrambi su roccia friabile e con
scarse possibilità di
assicurazione, per il resto si cammina su
rocce ricoperte da sfasciumi, per i quali è richiesta attenzione
e passo fermo, tipica caratteristica di chi frequenta le Dolomiti di oltre
Piave.
Tempi: partenza dal passo della Mauria alle 6:45, arrivo all’attacco
alle 9:35, inizio salita alle 9:50 arrivo
in vetta alle 10:50, rientro
alla base delle rocce alle 12:00. Il tempo impiegato per giungere all’attacco
è un po’ alto, abbiamo proceduto molto lentamente; invece
il tempo per l’ascensione alla vetta e
la discesa alla base è
stretto, perchè ho proceduto solo, velocissimo e senza fermarmi
in vetta se non
per il tempo di una foto.
Materiale utilizzato: corda da cinquanta metri, tre chiodi (non si sa
dove metterli), casco.
Siamo partiti in due dal passo della Mauria (1300 m)
per il sentiero CAI numero 348, che sale lungo
in Valo’ dei Cadorini
fino alla forcella della Mescola (1967 m) e da li alla forca del Cridola
(2176 m), da
dove si piega a destra alla base del zoccolo roccioso della
nostra montagna, seguendolo per poco più
di cento metri. Dalla
parete alla nostra sinistra fin li strapiombante, sale un canale a gradoni,
di
roccia apparentemente compatta, lisciata dalle acque del disgelo.
Qui
inizia la via normale.
Si arrampicano le rocce del canale fino alla sua fine 20 m più in alto. La guida del Berti parla di I°, quella
di Visentini parla di … un’ostica lunghezza di II°…, per me è III°.
La roccia sembra solida,ma non è così alcuni appigli si muovono e quando
si prova a conficcare un
chiodo, dopo poche martellate la fessura si apre, il chiodo scivola dentro all’improvviso e la roccia
si sgretola e cade sul compagno sotto. C’e una piccola clessidra a tre quarti sulla sinistra.
Alla fine del canale avrebbe
dovuto esserci
uno spuntone con il cordino, invece ho trovato solo il cordino tutto maciullato
e
non più lo spuntone.
In questo punto bisogna fare molta attenzione a non far rovinare numerosi
sfasciumi anche di
grosse dimensioni sul
compagno sotto, sia smuovendoli
con i piedi e soprattutto con la corda. Qui non c’è possibilità
di
fare sicura se non a
spalla facendo frizionare la corda sulle rocce,
per ciò non mi sono fidato a far salire la mia compagna e
ho proseguito
solo.
Si sale diritti per un canalone incassato e stretto pieno di sfasciumi,
con difficoltà di tanto in tanto di I° (30 m). Dove il
canale
spiega a sinistra e si fa ripido, si va a destra per rocce scalinate inizialmente
di I°, via, via più semplici per 100 m
circa, dove si incrocia
un canalone che scende da sotto la vetta (qui l’unico ometto di
pietra). Si sale lungo questo per altri
100 m circa fino alla cresta ovest,
con difficoltà solo a tratti di I°, da qui per cengia si piega
a destra sotto il salto finale, fino
ad incontrare il camino che obliquando
leggermente da destra verso sinistra porta in vetta (15 m II°-).
Attenzione alle manovre di corda dalla vetta coperta da sfasciumi, che
potrebbero facilmente cadere su chi è sotto.
Purtroppo quando ero giunto in vetta, le nuvole avevano avvolto tutto
il panorama circostante tranne la Punta Cozzi, dalla
quale due alpinisti
che avevamo incontrato lungo la salita, si affrettavano a scendere, già
sotto la pioggia. Io li
ho immediatamente imitati, mentre le prime gocce
colpivano anche me.
Sono
sceso lungo la via di salita ed il canale iniziale l’ho
sceso in doppia, fidandomi dell’esile clessidra citata prima.
Abbiamo concluso la gita scendendo al rifugio Giaf per il sentiero CAI
340 e siamo rientrati al passo della Mauria per il
sentiero 341. Rientro
lungo ma molto bello. Una volta era possibile anche il rientro per il
sentiero Olivato 325, ma ora non è
più percorribile, perché
franato.
Variante
al canale iniziale. Nel luglio del novantasei facemmo il primo
tentativo a questa cima e non affrontammo il
canale iniziale, ma percorremmo
un’altra strada. Dall’attacco descritto sopra, si prosegue
costeggiando le rocce basali, per
pochi metri alla stessa quota e poi
in discesa, per risalire girando a sinistra ed entrando in un grosso colatoio,
che si
sale superando una balza di roccia di pochi metri di roccia solida
(I°) fin sotto a degli strapiombi neri. A sinistra si attacca la
via.
Prima si supera un salto di due metri (II°), poi si prosegue per un
camino detritico con difficoltà discontinue mai superiori
al II°
(20 m circa) fino ad uscire su una cengetta erbosa che si segue verso
sinistra per pochi metri, per poi scendere nel punto
in cui termina il
canale di III° descritto nella relazione sopra. La discesa è
su roccia friabile e ricoperta da detriti e da
affrontare con cura. In
questa breve discesa il primo di cordata è paradossalmente più
protetto di chi lo segue. © |