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Luca, uno di noi

Domenica 26 luglio 09 sul Monte Raut, gli amici di Luca hanno posta una targhetta in ricordo della sua scomparsa avvenuta questo inverno mentre percorreva la Via dei Cacciatori.
Sulla cresta del Raut la neve è improvvisamente ceduta trascinadolo in un volo mortale.


Ricevo da Mariangela questo scritto che volentieri pubblico.

Dopo numerose ascensioni nelle sue amate montagne, il 21 febbraio 2009 sulla cresta del Raut, Luca ha raggiunto la vetta più alta. Da questa cima non ha fatto ritorno lasciando un vuoto incolmabile tra i suoi famigliari e noi amici. Difficile non cadere nella retorica parlando di Luca, tuttavia gli occhi di chiunque l’abbia conosciuto, nominandolo, acquistano una luce particolare, segno di quello che è stato.
“Sei un fuori classe” gli diceva il suo allenatore di calcio quando ancora bambino si dedicava a questo sport di squadra. Il richiamo della montagna però si è fatto sentire presto e Luca ha risposto con passione, rispetto e consapevolezza di essere in qualche modo un privilegiato per potersi accostare ad essa e viverla in tutte le sue forme. I primi passi col CAI di San Vito al Tagliamento: un lungo elenco di normali e vie classiche assieme al “Pissul” e a “Cina”.
L’allenamento in falesia soprattutto a Dardago, palestra di casa; ancora un lungo elenco di vie alpinistiche salite in Carnia, nelle Giulie e in Dolomiti e poi cascate di ghiaccio ripetute o aperte dal basso andando ad esplorare settori nascosti in Val Cellina e Val Settimana.
Noi compagni di scalata abbiamo sempre ammirato la serenità contagiosa, il senso dell’orientamento e soprattutto l’eleganza con cui saliva verso la vetta assaporando il percorso più che la conquista della cima. Senza mai imporsi o trascinare il compagno inesperto a seguito ostentando la sua bravura, era capace di infondere coraggio e fiducia nelle proprie capacità. Aveva un’innata capacità ad aiutare a far uscire il meglio di sé. Ed è proprio questo che perseguiva: una continua crescita come alpinista ma soprattutto come uomo, senza cercare gratificazioni esterne ma ascoltando solo una voce interiore che lo spronava ad affrontare le difficoltà come occasioni per migliorarsi. E’ con questo spirito che l’anno scorso ha salito in libera solitaria lo spigolo Strobel della Rocchetta Alta in Bosco Nero.
Luca scalava con i pantaloni bucati alle ginocchia, incurante della moda, ma non esitava a comprare catene, spit, chiodi…”mai soldi meglio spesi” sosteneva…sempre alla ricerca di nuove linee da salire lasciandosi umilmente suggerire il percorso più elegante dalla natura della roccia.
In Luca convivevano in sintonia rara spiritualità e senso pratico; intendeva l’arrampicata come una forma di meditazione e disciplina; la montagna aveva trovato in lui terreno fertile per far germogliare sentimenti puri. Con la sua semplicità ha tracciato un solco indelebile nei nostri cuori. Il suo amico “Big” ci ricorda come in prossimità della vetta dell’Antelao, quando l’imbrunire incombeva confondendo il paesaggio e turbando la mente, in tutta la sua semplicità Luca avesse detto “ Più in alto salgo e più tutto sembra acquistare senso”.

Ciao Luca, ora sei altissimo, a noi rimane il conforto di un angelo che ci sprona a vivere perseguendo purezza e coraggio.